Ilaria Alpi era una ragazzina che ha tredici anni si innamorò della professione di giornalista, che ha diciotto iniziò a studiare l'arabo, che dopo l'università vinse una borsa di studio per lavorare nella Rai.

La Rai le diede il suo primo incarico: la Somalia.

Ilaria inizia così ad indagare su due casi importanti.

Il primo riguardava i fondi stanziati dallo Stato Italiano negli anni Ottanta per la ricostruzione della Somalia. Questi finanziamenti, però, una volta partiti dall’Italia non sono mai arrivati in Somalia: miliardi e miliardi di lire che avrebbero dovuto aiutare lo sviluppo del Paese, invece sono finiti nelle tasche di politici corrotti.

Il secondo caso si riferiva ai traffici di armi e sopratutto di rifiuti, tossici e nucleari, che si verificavano nel Paese africano.

Ben presto le due inchieste si intrecciano. Ilaria e il suo cameraman Miran seguono la pista di alcune navi somale comperate con soldi italiani. Alcune di queste sono state affondate dalla criminalità organizzata nei mari italiani, le cosiddette “navi a perdere”, altre invece tornavano in Somalia con una frequenza maggiore, cariche di rifiuti tossici italiani in cambio di armi per i guerriglieri.

Questi rifiuti sono stati seppelliti sotto infrastrutture pubbliche, come l'autostrada Garoe-Bosaso, costruite con i soldi dati dall'Italia negli anni '80.

In poco tempo, Ilaria e Miran avevano raccolto molto materiale video e riempito molti taccuini con tutte le interviste e stavano per realizzare un servizio.

Questo servizio però non è stato reso pubblico perché il 20 Marzo 1994 Ilaria e Miran muoiono in un agguato, con colpi di pistola alla nuca, in seguito ad una telefonata trappola ricevuta nella sua stanza d'hotel con lo scopo di attirarla all'aperto, in un luogo deserto.